Io e la corsa

Ho 39 anni e vivo a Leno in provincia di Brescia. Sono cresciuta qui, insegno educazione motoria e sono personal trainer. Vivo sola e ho un chihuahua nano. Ho iniziato a correre 25 anni fa, quando ancora si correva con scarpe bruttine e su piste di terra. Ho sempre fatto sport: ginnastica artistica, pallavolo, nuoto, danza e tanta palestra.

Cinque anni fa, il 16 novembre 2016, ho fatto un incidente in macchina, un frontale. I medici non sapevano se avrei passato la prima notte. Sono stata in coma e quando ne sono uscita mi hanno dovuto operare e mi hanno ricostruito l’anca. Da lì forse ho capito cosa vuol dire combattere. Mi sono sempre piaciute le sfide, anche prima dell’incidente, mi piaceva correre, fare tante nuove esperienze. Ma essere sopravvissuta, avere a disposizione una seconda possibilità, mi ha reso più resiliente. Si lo so, “resilienza” è una parola molto di moda, non mi piace tanto, ma la uso per farmi capire, per spiegare in che modo cerco di affrontare la vita nonostante tutto.

Veronica Milano-Sanremo

Tutte le foto sono di Valentina

 

Una frase che mi piace tanto è “per aspera ad astra”, cioè “oltre alla difficoltà fino alle stelle”. Mi piace così tanto che me la sono tatuata. Non dico che voglio arrivare fino alle stelle, però voglio cercare di realizzare tutti i miei sogni. Ho iniziato con le mezze maratone e poi qualche maratona. Dopo l’incidente qualcosa dentro di me è scattato ed è iniziata la mia storia con le ultra. L’ultramaratona è la mia dimensione; adoro le gare lunghe, il viaggio, i pensieri. Mentre corro vado in una dimensione che è tutta mia e a volte non ricordo neanche la strada che ho fatto, mi godo ogni attimo.

La dimensione dell’ultramaratona

Le lunghe distanze mi aiutano a vedere le cose con più chiarezza; ogni gara fatta mi è rimasta nel cuore: perché mi alleno e mi preparo da sola, perché ogni gara e una sfida con me stessa, perché quando crescono i chilometri cresco un po’ anche io, perché credo non ci sia nulla di così impossibile se c’è la volontà. Gli ostacoli credo siano nella nostra testa, nel nostro cuore e credo che l’ultimo obiettivo sia sempre il penultimo. Credo che le ferite servano a renderci più forti, credo che oltre ad un talento – e non è il mio caso – si debba credere e lavorare per ottenere qualcosa.

Per prepararmi alle gare corro, corro a tutte le ore, corro tutti i giorni, in tutte le condizioni meteo. Corro quando posso, quando ho poco tempo corro poco, quando ho tanto tempo corro tanto, ma corro sempre, è parte integrante della mia vita.

Veronica gara

La UltraMilano-Sanremo

Ho fatto il passatore due volte, poi la Via degli Dei (125km). La Milano-Sanremo era un sogno; quando sui gruppi di Facebook ho visto i post su questa gara lunga, lunghissima, di 285km, a me si è accesa la lampadina e ho voluto assolutamente provare. Mi sono detta: “è un tentativo”.

Il fatto che l’abbiano spostata nel 2020 a causa del Covid, mi ha permesso di prepararmi meglio soprattutto da punto di vista mentale, perché quello credo sia alla fine ciò che conta nelle lunghe distanze: ho corso tanto da sola, al buio, al freddo, al caldo. La pausa mi ha permesso di abituarmi un po’ di più, di ascoltarmi e conoscere meglio me stessa, di riconoscere e superare il dolorino, il problema. Da dopo l’incidente mi alzo con dolori molto forti, sembro una vecchia di 150 anni, ma ho talmente tanta voglia di affrontare la giornata che non c’è nulla che possa permettermi di non farlo e poi, stranamente, quando corro i dolori non ci sono.

La gara è andata bene, sono stata fortunata perché ho trovato il giorno giusto. Se l’avessi fatta il giorno dopo non lo so. La distanza non mi preoccupava particolarmente, la notte ancora meno: non sono una dormigliona ma mi alleno a dormire poco, a fare dei microsonni. Se ti devo dire come ho fatto, sai che non lo so? Sono stata fortunata, ho trovato il giorno giusto e ci ho messo tutto quello che avevo, cuore, gambe, testa, tutto.

Veronica sorride

 

Ho fatto sia trail che corsa su strada e tra i due preferisco la strada: il trail è bellissimo perché ci sono dei paesaggi meravigliosi, ma io dico sempre che sono una donna da bitume perchè mi piace di più l’asfalto. Non chiedermi perché, alla fine mi piace anche molto la natura, ma la corsa tonda che c’è sull’asfalto sembra una nuotata, una danza; come dice Aldo Rock “correvo e danzavo”.

Per gli allenamenti cerco di arrangiarmi da sola. Un pochino ho studiato e studio ancora. Seguo i consigli di tante persone, ho fatto dei corsi, ho letto vari libri e cerco di fare il meglio possibile.

Le ultra e le donne

Il ciclo per me può potenzialmente essere un problema. Se lo ascolto ho male, ma se corro sto decisamente meglio. Se avessi dovuto affrontare una Milano-Sanremo con il ciclo sarebbe stato un casino, per esempio, però secondo me mantenendo costanti gli allenamenti riesco a superare questo ostacolo.

Credo che molte non corrano perché pensano che la corsa sia una cosa faticosa, che occupa troppo tempo. Ma credo che sia uno degli sport più belli per una donna: mantiene in forma sì, ma soprattutto aiuta ad ascoltarci tanto. Spesso, quando devo prendere una decisione importante dico “vado a fare una maratona, un’ultramaratona”.

 

Le donne che vogliono intraprendere questo sport devono imparare a capire che non c’è niente di impossibile. Come dice Aldo Rock “non ci sono condizioni meteo sfavorevoli ma solo atleti arrendevoli” e secondo me le donne forse sono meno arrendevoli degli uomini.

Nei prossimi mesi ci saranno delle gare importanti, tra cui la Nove Colli, alla quale spero di arrivare in fondo e di stare bene. Poi ci sono altre news che non dico per scaramanzia. Ora ho ancora tanti sogni.

Fra 10 anni mi vedo sempre così, di corsa. Correre è un po’ una mia rivincita, un costante rimettermi in gioco.