Non ricordo esattamente quando ho deciso di preparare il Tor. Non ho una data precisa, forse neanche un periodo. È stato un processo lento, che si è sviluppato poco alla volta. Ricordo che finita la mia UTMB nel 2021, la prima cosa che mi è stata detta è che sarei stata pronta per il Tor. In quel momento, però, pensavo a tutt’altro.
Il Tor des Géants è una gara in semi autosufficienza che si svolge la seconda settimana di settembre sui monti della Valle D’Aosta con un tempo massimo di 150 ore. E i chilometri? Sono sulla carta 330 km e 24000 D+, sui vari gps decisamente di più ma forse è meglio non pensarci.
Inizio la stagione 2022 con ancora poche idee in testa. Avrei sicuramente fatto la gara del cuore, Campo dei Fiori Trail, e gli italiani a maggio. Il resto vuoto. Gli eventi iniziano e nel frattempo vedo comparire nelle newsletter la prima edizione di una 180 km e 12000 D+ attorno al Cervino. Non mi attrae questa ultra, mi rapisce letteralmente e nel giro di pochissimo ritrovo il mio nome nella lista iscritti.
Primo passetto di presa di conoscenza di un Tor futuro.
A maggio, purtroppo, gli italiani non vanno come vorrei. Come molte altre volte. Forse in quel frangente decido, o meglio diventa un pensiero concreto il giro della Valle d’Aosta. Una settimana dopo sono in partenza per Il Passatore, 100 km su asfalto cocente da Firenze a Faenza. Letteralmente demolita. Mi ha svuotata di gambe ma soprattutto di testa. Al traguardo ho versato tantissime lacrime. Una sensazione di buio. E ora che scrivo queste due righe realizzo che al Passatore c’è stata la svolta. Se sono riuscita a fare 100 km sul terreno che meno amo, avrei potuto affrontare i 330 km su delle meravigliose montagne, mi son detta. Senza mai dirlo, ma ne ero certa, il 2023 sarebbe stato l’anno del Tor, e senza sorteggio in quanto volevo classificarmi concludendo il Tot Dret nei primi 200 finisher (in questo modo si accede di diritto al Tor).
A luglio 2022 chiudo il Monterosa Walser Waeg, 90 km e 7200 D+. Tecnica e dura, mi ha insegnato molto sulle montagne valdostane.
Poco dopo mi accingo a fare quella che sarebbe diventata l’ultra più lunga mai fatta, Matterhorn Ultra Race. Oltre 50 ore di goduria tra l’Italia e la Svizzera. Taglio il traguardo sempre più forte. Non mi restava che andare dritta all’ultima di stagione, il Tot Dret. Non tutto va come deve e a causa di problemi personali, il Tot Dret si tramuta in un DNF. Ammetto di essere andata abbastanza in crisi dopo il ritiro. Seppur tutto facesse pensare il contrario, ho patito parecchio. Non avevo una direzione verso cui andare e non ero certa di come far proseguire la stagione seguente.
Comunque, durante l’autunno mi sono preiscritta ad una serie di gare senza immaginare che si sarebbero tramutate tutte in reali iscrizioni. Ecco che ad inizio 2023 mi ritrovo iscritta alla Lavaredo Ultra Trail, all’Eiger Ultra Trail, TDS e per finire…avevo tentato anche il sorteggio per il Tor des Géants . E se sono qui a scrivere, sapete il finale.
Mancano tre giorni alla grande sfida, preparata in modo consapevole e non per due lunghi anni. Una sfida per cui ho coinvolto chiunque, a partire dalla mia famiglia che mi ha sostenuto in ogni pazzia che mi passasse in testa. Una sfida che mi ha fatto decidere per un altro ritiro a TDS al fine di non compromettere tutti i sacrifici fatti. Perché i progetti e le idee sono validi, ma bisogna avere sempre i piedi per terra e ogni tanto essere in grado di rinunciare per un qualcosa che sarà sicuramente più importante.
Si, quest’anno il Tor des Géants è sopra tutto. Sarà così: o la va o la spacca. Sono certa che non lo ritenterò in breve, perché richiede tantissima costanza e sacrifici per molto tempo e nei prossimi anni ho già altri progetti.
Dunque, non importa delle idee di partenza, importa solo del risultato finale e del meraviglioso viaggio che mi ha fatto arrivare fino a qui. Sono cambiata molto, sono cresciuta e ho iniziato, con fatica, a dire no. Ho compreso chi voglio essere e quali sono le strade per raggiungere i miei obiettivi. E sono anche caduta, letteralmente, ad aprile e maggio su entrambe le ginocchia, ma ho finalmente trovato la persona giusta che mi mettesse in piedi, fidandomi. Ho imparato la fiducia. Nei miei confronti e in quella verso le altre persone, in quelle che ne vale la pena.
Basta ai ma e però.
Basta al non riconoscere che sono brava in ciò che faccio, perché ci metto passione e molta determinazione. E se sbaglio, rimedio, chiedo scusa.Tutto questo meraviglioso viaggio fino a qui lo vorrei dedicare a mia figlia e al mio compagno che hanno sopportato e supportato tutti gli allenamenti e lavori a qualunque orario e giorno della settimana. A Donn&Ultra. A Monica perché ha sempre visto in me qualcosa che fino ad oggi non riuscivo a vedere, a Lorena perché è grande fonte di costanza ed ispirazione. Ai miei coach. A Sara, la mia mental coach, che ha tirato fuori un Enrica diversa, matura, consapevole e soprattutto fiera di ciò che è. E tutte le belle parole scritte sono il frutto dei suoi insegnamenti. Ad Andrea, che è stato capace di allenarmi diversamente, comprendendo le mie necessità, sostenendo i miei progetti e alcune delusioni con estrema pacatezza e tranquillità, facendomi sentire in pochissimo tempo l’atleta più forte.
A Veronetworks, in particolare a Roberto, primi sponsor di questi due lunghi anni di preparazione. Come ci hanno creduto loro, nessuno mai. Alla mia socia di lavoro e amica speciale, Tatiana con cui avrò l’onore di condividere il Tor. Alla mia famiglia…che vi devo dire, mi conoscete. Solo grazie. Ai miei amici, nuovi e di vecchia data, che in questi due anni mi avete davvero incoraggiata a non mollare mai. Ed infine a tutti gli sponsor, anzi le persone, che mi hanno aiutato ad essere alla linea di partenza del Tor des Géants : Agief, Albaoptics, Scarpa, Camelback, GearXpro, Felicina Biorci, Paolo Mina.
Tra tre giorni parto ed il bilancio in numeri è questo:
Non so come definire questi numeri, ma sono i miei e per il Tor des Géants sono pronta.