Il 22 settembre 2024 alle 23:53 (EST) Tara Dower, ultratrailer statunitense, classe 1993, ha raggiunto il punto più a sud dell’Appalachian Trail completando l’iconico percorso in 40 giorni, 18 ore e 5 minuti e abbassando di 13 ore il record precedente stabilito nel 2018 dal belga Karel Sabbe. Così un’altra donna si è lasciata alle spalle gli uomini. Questa volta è successo in un FKT (Fastest Known Time): non una gara vera e propria, ma un formato che vede atlete e atleti tentare di completare un percorso prestabilito nel tempo più veloce possibile e se il tentativo va a buon fine, il sito FKT lo registra e convalida seguendo procedure precise.

Che cos’è l’Appalachian Trail?

L’Appalachian Trail (AT) è uno dei sentieri più lunghi al mondo: oltre 3500km attraverso 14 stati, 8 foreste nazionali e 6 parchi nazionali con un terreno molto aspro e un dislivello che varia da stato a stato. L’FKT sull’Appalachian Trail può essere completato partendo da Nord (Southbound) o da Sud (Northbound) e può essere fatto sia con supporto (supported) che in solitaria (self-supported). Tara Dower è partita da Nord e ha deciso di intraprendere il suo viaggio con il supporto di amici e della madre, stabilendo il tempo più veloce per “supported” e quello su entrambe le direzioni.

Prima di lei altre donne avevano portato a termine l’AT, tra cui Jennifer Pharr-Davis che aveva completato il percorso “southbound” due volte stabilendo nel 2011 il record femminile in quella direzione di 46 giorni 11 ore e 6 minuti e Heather Anderson, che nel 2008 aveva terminato in 54 giorni 7h e 48 minuti.

Tara Dower seduta a terra

Tutte le foto sono state gentilmente concesse da Tara Dower

Obiettivo chiaro: record assoluto

Ma non era al record femminile a cui puntava Tara Dower. Già durante la preparazione (iniziata a gennaio) aveva dichiarato di voler battere il record assoluto e di voler terminare prima di quanto avesse fatto l’uomo più veloce su quel percorso e in entrambe le direzioni. Dichiarazioni così esplicite sono eventi rari tra le atlete nell’ultra running, nonostante non sia inusuale vedere donne piazzarsi davanti a tutti gli uomini. Anzi, più la distanza aumenta, più il divario uomo-donna sembra diminuire. Alcuni studi spiegano i motivi dietro questa tendenza e sottolineano come di fatto la donna abbia maggiore resistenza fisica e mentale, capacità di pianificazione e tanta conoscenza di sé, che è quello che serve per avere successo in questo sport.

Tara Dower al tramonto

Ma Tara Dower ha dalla sua una grande sicurezza che nasce probabilmente da altri risultati ottenuti e da un passato sportivo, prima da giocatrice di calcio e poi, al college, da giocatrice di rugby. Dal suo esordio nell’ultratrail (2021) a oggi, ha collezionato podi in gare da 100km e 100 miglia e a luglio 2024, cioè un mese prima dell’inizio del suo tentativo di FKT, si era classificata quarta alla durissima Hardrock Hundred.

Ma la sua sicurezza nasce anche dall’aver tentano e fallito l’Appalachian Trail due volte, ancora prima di esordire in una vera e propria gara: prima nel 2017 e poi nel 2019. In un’intervista a Finn Melanson nel suo podcast Singletrack dice che per lei quei fallimenti sono stati la spinta per provare altre strade per arrivare al suo obiettivo: le hanno fatto capire che il segreto per migliorare e per conoscersi sempre meglio era gareggiare e gareggiare spesso e su terreni molto ardui. Forse per tutto questo, ancora prima di cominciare il suo terzo tentativo sapeva che questa sarebbe stata la volta giusta.

La “macchina da corsa”

L’inizio del tentativo di record non era stato tra i migliori. Dopo 10 giorni, Tara Dower viaggiava con 100 miglia di svantaggio rispetto al record di Karel Sabbe, con una media di 42 miglia al giorno – mentre Sabbe nei primi 10 giorni aveva una media di 54 miglia al giorno. Nei 26 giorni successivi Dower ha preso velocità e ha corso con una media di 56 miglia al giorno contro i 53 di Sabbe. La sua squadra di supporto, a quel punto ha preso il controllo della situazione, potendo fare affidamento su chiare e dettagliate istruzioni che prima di partire Tara Dower gli aveva fornito nella ormai famosa “Trail Bible”, un taccuino su cui nell’ultimo anno aveva annotato tutto: i punti di “fuga” del percorso, i paesi che si potevano raggiungere, dove comprare i rifornimenti; dove dormire, dove potevano trovare parcheggio per il camper; cosa doveva mangiare.

Tara Dower e la crew

La crew è stata quindi in grado di prendere tutte le decisioni per lei che doveva “solo” concentrarsi sulla corsa. Loro hanno deciso quanti chilometri al giorno fare, quando fermarsi per dormine; la imboccavano, lavavano, rivestivano. Nelle interviste successive rilasciate al podcast Singletrack e a quello di Freetrail di Dylan Bowman, Tara Dower si è definita una “macchina da corsa” che per andare avanti ha bisogno di un pilota (i suoi tanti pacer), di chi cambia le gomme e fa i rifornimenti (la sua crew). Lo ha definito un vero e proprio lavoro di squadra, come spesso succede nell’ultratrail.

Tara Dower e la montagna
Tara Dower sorride
Nella storia

Questo è un risultato che è destinato a restare negli annali dell’ultratrail e che in molti, tra cui Finn Melanson, hanno definito come la performance dell’anno. Un 2024 contraddistinto da importanti prestazioni di donne: Jasmin Paris ha completato la Barkley Marathons (prima donna a farlo dalla prima edizione del 1986) e Katie Schide ha vinto sia la Western States che UTMB.

Alla notizia del record perso, Karel Sabbe ha scritto un post su Instagram elogiando Tara Dower: “Sono felice di passare il testimone all’incredibile @tara.dower! Il 2024 si sta rivelando un anno straordinario in cui sempre più persone nel mondo dell’ultrarunning, soprattutto donne, si stanno rendendo conto di quanto siano forti. In effetti, le donne sono altrettanto forti della loro controparte maschile, se non più forti. Nel nostro sport non è solo una questione di velocità, ma anche di determinazione, sopportazione del dolore e superamento della privazione del sonno. Atlete come Tara Dower, Jasmin Paris e Courtney Dauwalter ci mostrano il vero potenziale che possiamo raggiungere quando ci mettiamo in testa qualcosa! Che ispirazione!”

Non c’è molto da aggiungere.

Non è un’ultramaratoneta. Le sue gambe la portano al massimo a completare una maratona. Non crede di potersi spingere più in là di questa distanza eppure, o forse proprio per questo, è da sempre affascinata da chi riesce a spingersi oltre i propri limiti, fisici e mentali. E' appassionata di ultratrail americane.