Abbiamo chiesto a Rossella Palini, ultrarunner della provincia di Brescia, classe 1978, di raccontarci la sua storia, dagli inizi non tanto lontani dell’ultratrail ai suoi piani per il futuro.
Un po’ di me
Sono Rossella e ho 44 anni, suonati per di più. Vivo in Franciacorta, zona conosciuta per il vino, le colline, il lago di Iseo e la vicinanza a quello di Garda. Sono cresciuta in un piccolo paesino chiamato Ome (piccola curiosità: originariamente ‘Home’), attorniato da dolci colline e molto verde, una piccola realtà nella quale si fanno feste di paese, ci si conosce bene o male tutti, ma soprattutto c’è la meravigliosa possibilità di uscire di casa e trovarsi immediatamente su sentieri nel bosco.
Accanto alla mia passione e abilità per il disegno (che mi ha portata a intraprendere studi artistici e una carriera da designer) c’è sempre stata quella dello sport. Mio padre, grande appassionato di montagna, ha sempre fatto delle escursioni un appuntamento fisso dei nostri fine settimana estivi sin da quando ero piccola, e devo ammettere di aver imparato molto da quelle lunghe, calde, faticose ed estenuanti giornate. Mi ricordo sempre il suo motto: “un passo alla volta, prendi il tuo ritmo, ma non fermarti”. Credo sia un concetto che mi ha fortemente condizionata nella costanza e nella convinzione a non mollare mai, in ogni ambito della vita.
Ho sempre corricchiato (in quanto amante degli sport all’aperto) perdermi nei miei pensieri e fare un pò di sana fatica, perché sì, mi piace moltissimo la fatica sportiva e la sensazione di stanchezza che rimane dopo. E’ una stanchezza positiva, curativa e rigenerante.
Gli inizi
Ho iniziato seriamente a correre dopo aver smesso di giocare a pallavolo, senza sport non sapevo stare e nel mio paesello avevano appena creato un gruppetto di runners. Così nel 2015 mi sono unita a loro e siamo diventati sia ottimi amici che compagni di squadra. Inutile dire che la zona in cui vivo mi ha quasi da subito indirizzato nel trail running e me ne sono immediatamente innamorata, sebbene ahimè faccia molta fatica in salita (per fortuna in discesa poi mi diverto un sacco).
Gara dopo gara gli obiettivi si son fatti più impegnativi, i chilometri sempre di più, le soddisfazioni son andate di pari passo: sono affascinata dal fatto di poter vivere un viaggio, un’avventura in mezzo alla natura, da sola ma con altre persone che come me amano quello che stanno facendo.
Finora la gara che più mi ha affascinata è stata la Dolomiti di Brenta (46 km 2850d+) in entrambe le edizioni corse ( la prima al gelo sotto un’incessante pioggia e la seconda con un tempo meraviglioso). Ho le immagini della maestosità dei paesaggi impresse nella mia mente, e ripensarle mi dà quasi le vertigini dall’emozione. Poi ripenso a quando l’ho corsa tutta sotto la pioggia, la neve, il vento, il freddo, e sono arrivata all’arrivo con le mie forze e la mia determinazione; sicuramente la prova che possiamo superare ostacoli apparentemente enormi è fantastico e mi dà una forza interiore della quale cerco spesso di nutrirmi.
Donne e coach
Ammiro moltissimo tutte le donne che corrono ultra distanze, perché non è per nulla facile per una donna intraprendere uno sport del genere: allenamenti in solitaria, fatiche, impegni vari, e non da meno la mutevole condizione del nostro corpo che ogni mese ci mette i bastoni tra le ruote (io personalmente accuso molto il pre-ciclo che mi butta letteralmente a terra. La prestazione in sé si avverte più faticosa, ed il recupero post gara si allunga a livello esponenziale, ahimè)
Per i miei allenamenti son seguita da un coach (Iacopo Brasi), un ragazzo giovane ma molto bravo e una persona davvero stupenda con la quale ho iniziato a settembre 2021 dopo aver fatto le mie prime ultra (in 2 mesi per di più) e aver accusato degli acciacchi alle articolazioni; mi son detta che forse era il caso di pianificare bene la preparazione se volevo alzare l’asticella, ed è stata una delle cose migliori che potessi fare.
Il futuro
L’obiettivo per l’anno prossimo è di allungare ancora, e arrivare a 80 o 90 km. E poi, chi lo sa, magari un giorno partecipare al Tor de Geantes, o alla CCC-UTMB, o una Translagorai, selvaggia e in autosufficienza. Mi piacerebbe molto anche partecipare al Trofeo Ravasio, vedremo!
Mi piace l’idea di allungare sempre di più le distanze. Mi affascina molto il fatto di poter vivere la passione della corsa in una dimensione avventurosa e, per me, far molte ore nella natura, correndo, camminando e godendomi i paesaggi è veramente un motivo di felicità. Il fatto di mettermi alla prova in una gara è una sfida, è un testare il mio ‘fin dove posso arrivare’ e vedere se effettivamente corpo e mente riescono a collimare. Spesso mi rendo conto di non credere abbastanza nelle mie capacità. Raggiungere questo obiettivo (e comunque ognuno di quelli che mi pongo) è dimostrare a me stessa che invece posso farcela, che non è tutto così irrealizzabile, che posso permettermi di desiderare qualcosa e poterlo anche realizzare. E’ una gran cosa.
I prossimi appuntamenti sono a settembre: la Adamello Short Trail 35km e la UTLO di 55 km.
Tra 10 anni mi vedo trascorrere weekend in tenda o in van per scoprire nuovi tracciati trail, spero di poter ancora correre senza acciacchi, e condividere tutto ciò con compagni di viaggio, amici, persone a me care. Ma soprattutto spero di essere felice così come lo sono adesso e magari anche un pochino di più!