Patrizia Bellia, per gli amici Patty, è un’ultramaratoneta piemontese. Chi la conosce sa bene che è una donna solare, sempre con il sorriso sulle labbra e una parola di conforto e di supporto per tutte e tutti. Amante dei gatti, si prende cura di alcuni randagi offrendo cucce e cibo buono nel portico del suo giardino. Quest’anno – 2022 – la preparazione il suo primo Passatore l’ha portata a correre già cinque ultra, inanellando tre primi posti e due secondi posti di categoria e arrivando seconda donna assoluta alla 6 ore di Torino il 18 aprile.

Patty ci racconta un po’ della sua storia.

Ho 59 anni e vivo in campagna, nel Monferrato, in provincia di Asti. Sono cresciuta e ho vissuto in città ad Asti fino ai 30 anni poi ho traslocato fuori per insofferenza al rumore/casino in generale. Faccio l’operaia turnista in un’azienda metalmeccanica e sono sposata in seconde nozze con Roberto. Non ho mai avuto figli ma insieme abbiamo cresciuto il suo che ormai è adulto e vive da solo. Nutro una banda di gatti randagi ma non ho animali con me in casa. Da ragazzina ho fatto un pò di atletica (Giochi della gioventù) e me la cavavo nei 60mt piani e salto in lungo. Poi un lungo stop fino ai 29 anni quando mi sono iscritta in una palestra dove ho praticato bodybuilding con tale passione fino ad arrivare in prossimità delle gare. Ma ho rinunciato perché l’impegno richiesto era troppo per me. Nel 1998 ho smesso di frequentare la palestra. Ho comprato un pò di attrezzatura e mi sono allenata in casa per diversi anni.

patty felice mostra la medaglia

Tutte le foto sono di Patty Bellia

Ho cominciato a correre sul finire dell’estate del 2012, perché avevo smesso di fumare e avevo bisogno di distogliere il pensiero dalla sigaretta con qualcosa di impegnativo, possibilmente fuori da casa.

Ho sentito parlare per la prima volta di ultramaratone mentre correvo una maratona (ho corso esclusivamente delle 42 per anni). Neppure immaginavo esistessero gare infinitamente lunghe, anche giorni e giorni. I runners accanto a me correvano le maratone quasi ogni domenica “come allenamento”! Trovavo questa cosa incredibile, da supereroi, perché io già facevo fatica a correrne 4 all’anno. Ma già il tarlo si era insinuato in me. E quindi nel 2018 ho raccolto tutto il mio coraggio e ho corso una 60km. Sono arrivata devastata ma con una gioia dentro di me di avercela fatta che non avevo mai provato prima.
patty corre sorridente

La gara che più mi è rimasta nel cuore è stata la mia 2^ ultra, la 100km di Torino del 2019. Oltre alla evidente felicità di averla portata a termine è stato proprio lì che ho conosciuto ed apprezzato il mondo ultra: donne e uomini uniti, gioiosi, allegri, stanchi come te ma pronti ad aiutarti. Una grande famiglia in cui sono entrata in punta di piedi e della quale non potrei più fare a meno. La sfida più grande che ho dovuto affrontare è stata una gara corsa in pieno inverno, con neve, ghiaccio e vento Buran. Mio fratello era preoccupatissimo e con la macchina si faceva trovare ogni ora per convincermi a ritirarmi. È stata una lotta estenuante ma sono arrivata al traguardo. La gara più difficile che io ricordi.

patty all'arrivo

Nel cassetto di questa stagione c’è la 100km del Passatore, mio obiettivo già nel 2020 ma il Covid ci ha messo lo zampino. Il mio sogno da ultrarunner è, però, partecipare alla Spartathlon, arrivare da Re Leonida col sorriso e poi ovviamente sciogliermi in lacrime ai suoi piedi.

Le donne che corrono sono sempre di più e aumenteranno ancora. Ma siamo ancora poche rispetto agli uomini per tanti motivi: più impegnativa la nostra giornata, soprattutto se si hanno figli o un genitore a cui badare, essere pendolari sul lavoro quindi arrivare tardi e non poter correre fuori al buio per paura. Occorre essere fortemente motivate per ritagliarsi un’ora o due dopo aver fatto la lavoratrice, la mamma, la moglie, la casalinga (io ho fatto la badante a mia madre malata di Alzheimer per molti anni: mi alzavo alle 4 del mattino e correvo i lunghi sul tapis roulant, insomma il sistema lo trovavo sempre).

Uno degli ostacoli principali di una donna che vuole correre è sicuramente, come accennato prima, il correre fuori e non sentirsi al sicuro. È profondamente ingiusto che siamo bersaglio di battute più o meno oscene e non poter correre quando ci pare e dove ci pare. Temo che sarà così sempre.

patty pacer

Ho un allenatore, ma solo per qualche mese, è Roberto Martini ultratrail runner, grande atleta ma soprattutto uomo umile e gentile. Per il futuro non so ancora.

Per la corsa non ho nessun talento, la mia è solo voglia di divertirmi, ma ne ho uno che ho da ragazzina e non accenna a diminuire nonostante il tempo che passa: sono imbattibile nei cruciverba “difficili” quelli, per intenderci, alla Bartezzaghi. Tra 10 anni mi vedo esattamente dove sono adesso ma ancora più serena perché probabilmente potrò dedicare più tempo allo sport (se la Legge Fornero me lo consentirà!).

Non è un’ultramaratoneta. Le sue gambe la portano al massimo a completare una maratona. Non crede di potersi spingere più in là di questa distanza eppure, o forse proprio per questo, è da sempre affascinata da chi riesce a spingersi oltre i propri limiti, fisici e mentali. E' appassionata di ultratrail americane.