Mi chiamo Pamela Guidotti, ma per gli amici e parenti sono La Pam. Vivo a Santarcangelo di Romagna dal 2014, ma sono cresciuta in provincia di Firenze, precisamente nel Mugello dove tuttora abitano i miei genitori, mia sorella e la sua famiglia e i miei amici più cari.

Sono nata a Firenze nel 1985 e ho frequentato le scuole in un paesino chiamato Vicchio per poi frequentare le superiori in città, vicino allo stadio, zona Campo di Marte. Sono cresciuta proprio nella zona della famosa 100 km del Passatore. Quelle strade da ragazzina le avrò percorse mille volte in macchina, in bici, sulla neve con gli amici e tanto altro.

Lavoro full time come impiegata in un’azienda Riminese e sono sposata con un romagnolo dal 2015. Non ho figli per scelta e il mio tempo e amore lo dedico tutto al mio Pit bull e ai miei due gatti. Oltre alla corsa, la mia passione più grande è il calcio, e sono una tifosa accanita della Fiorentina.

Da piccola detestavo fare sport e a scuola quando c’erano le lezioni di educazione fisica studiavo ogni strategia per non partecipare. All’età di dieci anni, ho provato a frequentare un corso di tennis e ho avuto la fortuna di conoscere un coach molto bravo. Nonostante questo, dopo un paio di anni ho smesso per poi riavvicinarmi a questo sport intorno ai 18 anni.

Pamela felice

Tutte le foto sono di Pamela Guidotti

Dal tennis alla corsa

E’ stato proprio grazie a questo coach che ho iniziato ad apprezzare di più lo sport, e piano piano ho iniziato ad essere più costante. Lui mi spronava anche a fare qualche corsetta per essere più reattiva nel tennis; mi diceva che avevo degli ottimi colpi nel tennis ma che stavo immobile e aspettavo che la pallina mi piombasse addosso e mi urlava “corriiiii, corriiiii” e così ho iniziato; ma specifichiamo: due volte a settimana: se pioveva no, e se era troppo caldo no, se era freddo no, insomma, correvo giusto per far contento lui.

Nonostante la mia voglia di fare sport fosse comunque limitata ho cercato di essere costante per poter mantenere anche uno stato fisico che negli anni a fatica avevo raggiunto. Perché dimenticavo, da piccola sono stata sempre cicciottella e quando da adolescente i ragazzini mi prendevano in giro, ho intrapreso un percorso con una dietologa e in 3 anni sono riuscita a perdere 22 kg. Finito questo percorso, lo sport mi ha aiutato a mantenere questo peso e ad acquistare maggior fiducia in me.

Quando poi mi sono trasferita in Romagna mi sono ritrovata sola, senza amici, con più tempo libero. Così uscivo a correre, inizialmente 3km, poi 5km, fino ad arrivare a 10km. E mi sembrava un sogno. Correndo lungo la ciclabile del fiume Marecchia ho conosciuto un ragazzo che ho scoperto essere il mio vicino di casa. Anche lui stava correndo e abbiamo deciso di uscire insieme qualche volta. Ho coinvolto a fatica anche mio marito che adesso è un ultramaratoneta pure lui.

La felicità nei chilometri

Nel 2015 ho deciso di iscrivermi ad una società, precisamente Atletica Rimini Nord, e a maggio ho partecipato alla mia prima gara competitiva di 10 km. Mi rendevo conto che correre mi piaceva sempre di più. Mi regalava emozioni che mai avevo provato, mi faceva sentire più sicura di me, mi rendeva più serena e così ho continuato, ponendomi nuovi obiettivi. A novembre del 2015 ho partecipato alla mia prima mezza maratona a Ravenna e lì ho capito che i chilometri più aumentavano e più mi rendevano felice. Così mi sono iscritta alla mia prima maratona di Rimini che ho corso nell’aprile del 2016 chiudendola con un tempo di 3h52′. Ad oggi, dopo 7 anni, mi ritrovo con 36 medaglie appese al muro tra maratone ed ultra.

Pamela corre

Le ultramaratone

Mi sono avvicinata alle ultramaratone in un periodo “difficile” della mia vita: un lutto da affrontare, un vuoto da colmare e la voglia di dimostrare a me stessa che anche io qualcosa di buono potevo fare, mi hanno spinto a tentare la 100km del Passatore che ho concluso nel 2018 per poi ripeterla nel 2022. Ho iniziato ad allenarmi costantemente mettendo in programma gare come la 50 km di Siena (fatta due volte), varie maratone vincendo due volte la Supermarathon di Fano in circuito, ho partecipato a delle 6 ore e proprio qualche giorno fa ho concluso la 50 km del Conero migliorando nettamente il mio crono in questa distanza, posizionandomi quinta tra le donne e prima di categoria.

Pamela fa festa

Tra tutte le gare che ho fatto quella più emozionante è sicuramente stata la mia seconda 100km del Passatore perché è stata sofferta ma voluta con tutta me stessa e portata a casa con tanta, tanta fatica. Ancora mi emoziono pensandoci e quest’anno vorrei concludere il mio terzo Passatore in modo dignitoso. C’è in me una gran voglia di riscatto perché il primo Passatore non sai mai come affrontarlo, non hai minimamente idea di quello che ti aspetta. Il secondo lo avevo preparato bene, ero pronta fisicamente e mentalmente e mi ero messa in testa un obiettivo di tempo che poi purtroppo non sono riuscita a conquistare. Colpa del troppo caldo, delle crisi affrontate male e della poca esperienza forse. Quest’anno vorrei provare di nuovo a raggiungere quell’obiettivo di crono che mi sono posta, cercando di affrontare la gara con più maturità.

Pamela in pista
 

Corsa e fatica

La corsa mi ha insegnato ad essere meno severa con me stessa. Mi ha insegnato ad affrontare le difficoltà di tutti i giorni con più determinazione. Ma la cosa più importante credo sia la consapevolezza di potercela fare anche nei momenti più bui e tristi.

La fatica? Beh, sembra strano, ma dopo una lunga corsa quel senso di fatica che provo è piacevole. È difficile da spiegare ma alla fine di un lungo allenamento o di una gara importante quelle sensazioni di stanchezza, adrenalina, soddisfazione ti fanno sentire in pace con il mondo. La fatica quindi non mi spaventa. Spesso mi alleno anche quando sono stanca. Insomma, faticare fa parte del gioco.

Quello che si prova correndo, soprattutto dopo tante ore e tanti km è difficile da spiegare, sono sensazioni forti, profonde che solo il cuore e la testa di chi le vive riesce a capire. È come l’amore, si sente, si prova, si vive, ci fa soffrire, gioire ma spiegarlo non è semplice.

Non è un’ultramaratoneta. Le sue gambe la portano al massimo a completare una maratona. Non crede di potersi spingere più in là di questa distanza eppure, o forse proprio per questo, è da sempre affascinata da chi riesce a spingersi oltre i propri limiti, fisici e mentali. E' appassionata di ultratrail americane.