Domenica 12 settembre si è svolta la UltraMilano-Sanremo, una gara su strada di 285km alla sua sesta edizione. La gara femminile è stata dominata da Mirela Hilaj che la vince in 46h30′ piazzandosi quarta assoluta. Il secondo posto è di Veronica Malangi (50h30′) e il terzo di Emilia Kotkowiak (51h’54’). Il caldo afoso ha fatto molte vittime e infatti le donne alla partenza erano otto ma solo in tre sono riuscite a toccare il mare di Sanremo.

Abbiamo fatto qualche domanda alla vincitrice sulla quale potete leggere la nostra Scheda&Bio cliccando qui.

Mirela vince
Foto concessa da Mirela Hilaj

Cosa ti ha portato alla UltraMilano-Sanremo?

L’avevo già fatto in staffetta nel 2018, quindi la conoscevo. Mentre mi allenavo per la Novi Colli avevo giurato che non avrei mai più fatto gare così lunghe ma poi, dopo averla finita ho capito che volevo spostare ancora il mio limite e ho deciso di provare a fare tutta la UMS. Arrivarci comunque non è stato semplicissimo. Avrei dovuto farla nel 2020 e ho fatto quattro mesi di allenamento con il freddo e il buio. Ma arriva il Covid, mesi di fermo, gara annullata e poi rimandata.

Come ti sei preparata per questa gara? Ti ha seguito un allenatore?

Nessun allenatore, sono un spirito libero e mi piace fare di testa mia, mi regolo da gara in gara. Ho solo aumentato i chilometri in allenamento, ho fatto tantissimi lunghi anche in solitaria perché sapevo che in questa gara non servono solo le gambe e anche la testa deve essere allenata. Per fortuna ho tanti amici matti come me che mi hanno accompagnato spesso nei miei lunghi noiosi sul naviglio.

Sei partita con una strategia in mente?

Dividere la gara in due blocchi da 24 ore e poi pensare da un check point all’altro. So perfettamente come gestire le prime 24 ore, per le seconde ho detto “vediamo, come viene viene”.

Raccontaci come è andata la gara

Fino a Ovada tutto benissimo perché era come se facessi 100km sul naviglio, come un normale allenamento mio, poi ad agosto avevo fatto la Ultra del Turchino quindi conoscevo quella parte del percorso ed è andato tutto liscio anche in quel tratto. Sapevo che dopo Genova Voltri, il terzo check-point, cominciava la vera gara e così è stato. Dopo i 200km ho cominciato a crollare e rallentare.

Immagino tu abbia avuto momenti di crisi.

Come ho detto fino a 170km che è il mio solito nelle 24 ore è andato tutto liscio. Poi è arrivato il caldo, troppo caldo e la strada sembrava non finire. Le vesciche facevano male, ho perso 4 unghie. Con il caldo nonostante bevevo ho avuto la cistite, la gola che graffiava dallo smog e la fame cominciava a scomparire, non avevo più voglia di niente. La seconda notte senza dormire (che poi se aggiungo anche la notte prima della gara diventano tre), la fatica, il sonno che diventa ancora più presente.

Mirela corre
Foto concessa da Mirela Hilaj

Come hai affrontato la notte? Hai dormito? Quanto? Hai avuto delle allucinazioni?

Ho dormito poco più di mezz’ora a notte e qualche micro sonno di pochissimi minuti tra un cambio e l’ altro. Allucinazioni vere e proprie no, ma sabato notte vedevo la riga bianca doppia dal sonno e cercavo di camminare in mezzo, poi una sciacquata agli occhi e via. Cercavo di non pensarci.

Sapevi di essere prima donna? Come hai gestito il vantaggio?

Sapevo di essere prima dal primo check point a Casteggio, ma non ho mai pensato a vincere nonostante tra un check point e l’altro sapevo di avere tantissimi chilometri di vantaggio.. Per me era importante arrivare, la classifica non è mai stata un pensiero per me. Se il risultato arriva sono super felice altrimenti faccio la mia gara e basta.

Cosa significa per te questa vittoria?

Significa molto. Significa che se vuoi veramente una cosa lo puoi realizzare, il resto sono scuse. Ho rubato molto tempo alla mia famiglia, domeniche intere e serate fuori casa per allenarmi e questa è l’incoronazione di tutto il cuore e l’impegno messo. Ho ricevuto tanti messaggi e telefonate dopo la gara, tante belle parole e tanto affetto, mi sono sentita amata. Come ho scritto nel mio post su Facebook spesso mi dico “Mire, sei arrivata da sola in Italia con due stracci addosso e guarda cosa hai attorno, hai un posto nel mondo, grazie agli amici che mi vogliono bene”.

Come mai le donne che partecipano a questa gara sono sempre molto poche?

Per fare delle ultra come questa serve molto tempo in disposizione e per le donne è un po’ più difficile conciliare il lavoro, la famiglia, gli impegni vari e gli allenamenti. Comunque vedo che di anno in anno sono sempre di più. Questo fa ben sperare.

Non è un’ultramaratoneta. Le sue gambe la portano al massimo a completare una maratona. Non crede di potersi spingere più in là di questa distanza eppure, o forse proprio per questo, è da sempre affascinata da chi riesce a spingersi oltre i propri limiti, fisici e mentali. E' appassionata di ultratrail americane.