100km di corsa notturna, nella steppa, su sassi e sterrato, guadando fiumi. Questa e molto altro è stata la 100km di Magraid, che si è svolta in Friuli tra sabato 19 e domenica 20 giugno 2021. Alla sua la 14sima edizione, la gara organizzata dalla ASD Triathlon Team ha visto l’esordio della 100km non stop che si è sostituita a quella a 3 tappe. In programma anche la staffetta di 50+50km, la 30km e le corse da 6 e 12km.

La gara femminile è stata vinta da Lorena Brusamento, che si è conquistata il gradino più alto del podio in 10:44:42. Il secondo posto è andato a Lorena Piastra che ha concluso in 12:49:39. Terza classificata Tiziana Michelizza, giunta al traguardo in 14:31:56.

Foto di Sergio Vaccher

Era da qualche anno che Lorena Brusamento sentiva il richiamo di questa gara, incuriosita dal percorso insolito e per lei quasi misterioso. Infatti, la prima cosa che viene in mente pensando al Friuli non è certamente la steppa, la terra arida, o “terra magra” da cui deriva il nome “magredo”. invece, durante i 100km si passa da “terra morbida a brughiera, a letto sassoso di grandi dimensioni”, come si legge nel loro sito ufficiale. Un paesaggio sicuramente affascinante, ma molto difficile da affrontare. Se al terreno e alla distanza si aggiungono le calde temperature e il fatto che la corsa avviene in notturna, abbiamo una visione chiara del tipo di gara.

Nonostante la fascinazione verso ciò che aveva sentito raccontare di questa zona che conosceva poco e della storia dei magredi, Lorena non aveva ancora partecipato alla gara per via della formula: 100km in 3 tappe, difficile per lei da un punto di vista organizzativo. Quando ha scoperto che quest’anno la 100km si sarebbe svolta in un’unica tappa non stop ha deciso di iscriversi e andare a vedere con i suoi occhi di cosa si trattasse. In fondo, ci racconta, “questo è l’anno del “mi butto”, del faccio quello che ho voglia di fare.”

Sapeva che si sarebbe trovata di fronte a sterrato, a greti di fiumi, ma non si aspettava quello che poi è andata a vivere; “Non immaginavo che esistesse un posto del genere in Friuli”.

Lorena ci confessa che la gara è stata molto dura: “la prima parte l’abbiamo corsa sullo sterrato, sull’erba, in campi in mezzo ai vigneti. L’unico pezzo di asfalto è stato quello all’uscita da Cordenons per andare verso i Magredi. Già dopo 7km abbiamo dovuto attraversare un greto di un fiume con ancora un po’ d’acqua. Certo non è stato ideale bagnarsi i piedi così presto e poi correre sui sassi, ma pazienza. Poi tanti vigneti e campi e erba. E’ una gara bellissima ma molto muscolare. Contesto splendido, volontari fantastici, disponibili e sempre sorridenti”. Un altro punto a favore della gara, per Lorena, è il fatto che si corra di notte, cosa che a lei piace molto anche perché si sopporta di più il caldo forte e l’umidità di questo periodo.

Foto di Sergio Vaccher

Nella prima metà della gara Lorena è rimasta con un gruppo ma poi ha pensato di sfruttare la notte e di spingere per fare più chilometri possibili prima che venisse fuori il sole e tornasse il caldo. Così ha staccato il gruppo e ha spinto senza mai guardare il Garmin. Era convinta che il gruppo l’avrebbe superata prima o poi, ma così non è stato. Arrivata al 50km uno dei partecipanti le dice che il peggio era passato: “mi aspettavo quindi una seconda metà più semplice della prima, anche perché l’ultimo pezzo era stato veramente impegnativo: mi sembrava di correre sulle sabbie mobili. Invece, appena partita per i secondi 50km sono andata a finire in un pozzanghera piuttosto profonda per poi scoprire di aver sbagliato strada; sono tornata indietro percorrendo 1km in più e da lì ho corso praticamente da sola. Ho vissuto il momento e affrontato le cose come mi si presentavano. Ho fatto chilometri sull’erba, chilometri sui sassi, attraversato paesaggi incredibili in questa enorme distesa bianca con qualche arbusto ogni tanto. Mi ha ricordato la Mongolia in alcuni punti, in altri i Rarámuri, perché avevo le scarpe piene di sassolini, i piedi sempre bagnati.

Quando mancavano 15km mi hanno detto che ero la prima donna e allora ho cercato di tenere duro. Mi sono detta “vai piano, ma non mollare”. Poi al 91km mi sono ritrovata ad attraversare di nuovo greto di fiume e da lì ho fatto una gran fatica a correre perché affondavo e non riuscivo a venire fuori dai sassi. Vedendo gli altri davanti a me che camminavano, quelli della staffetta quindi più freschi, mi ha rassicurata e ho deciso di camminare anche io. Gli ultimi sei chilometri sono stati belli perché incrociavo i partecipanti alla 6km che, probabilmente, erano stati avvisati che stava arrivando la prima donna e quindi chiunque mi vedeva mi incitava. L’arrivo è stato davvero molto bello”.

Foto di Sergio Vaccher
Foto di Sergio Vaccher

Lorena ha definito questa 100km tra le più dure: “Ho sempre pensato che Asolo fosse la più dura, ma questa non è affatto da meno. Anche se il dislivello è minimo, la parte muscolare è messa molto sotto stress per via del terreno. Anche se non avessi vinto sarebbe stata un successo perché portare a casa una 100km di questo tipo è comunque una grandissima conquista.

Sono molto contenta di essere tornata a vivere l’emozione di una vittoria e poi davanti a due pilastri dell’ultramaratona: Ivan Cudin – che è stata la molla per la partecipazione alla Spartathlon – e Monica Casiraghi – grande ultramaratoneta e referente tecnico per la squadra nazionale della 100km – che a questo evento ha partecipato alla 50+50km. Monica alla fine mi ha fatto i complimenti, mi ha abbracciato. Lei è una campionessa, e ha corso la metà più difficile di questa gara quindi sentirsi dire da lei “Lorena sei stata proprio brava” mi fa camminare a dieci centimetri da terra”.

Insomma, un’esperienza tutta da incorniciare!

Non è un’ultramaratoneta. Le sue gambe la portano al massimo a completare una maratona. Non crede di potersi spingere più in là di questa distanza eppure, o forse proprio per questo, è da sempre affascinata da chi riesce a spingersi oltre i propri limiti, fisici e mentali. E' appassionata di ultratrail americane.