Anna Padovan, ultratrailer veneta, nella prima metà del 2024 ha portato a casa due podi: un terzo posto alla Abbots Way (123km) e un secondo posto al Trail del Mottarone (60km). Questo dopo due anni difficili, caratterizzati da una serie di DNF. Ne è sicuramente uscita forte, anche grazie al supporto del suo team. Perché la corsa non è (solo e sempre) uno sport individuale.

Le abbiamo fatto qualche domanda.

Tutte le foto sono di Anna Padovan


Parlaci un po’ di te

 

Ho 36 anni (ancora per poco) e vivo a Saltrio, un piccolo paese in provincia di Varese ai piedi del Monte Orsa e Monte Pravello e vicino ai bellissimi paesaggi del ticino. Mi sono trasferita lì tre anni fa. Sono nata e vissuta a Conegliano, in provincia di Treviso, dove torno spesso perché lì c’è ancora la mia famiglia; mi mancano loro e mi mancano i miei luoghi di origine. 

Lavoro in Guess, azienda di moda, anche se io con la moda non c’entro nulla e so abbinare colori e vestiti solo nella corsa. 

Hai sempre fatto sport? 

Da piccola ho fatto 8 anni di ginnastica artistica, ma non era il mio sport a differenza di mia sorella che era una ginnasta fantastica; io ero un pezzo di legno e così sono rimasta. Ho iniziato con la corsa solo nel 2017 ma prima di allora andavo solo in palestra.

Come hai iniziato a correre e cosa ti ha portato verso l’ultramaratona?

Ho iniziato perché avevo bisogno di uno sfogo e, in quel periodo, avevo conosciuto persone che correvano e che mi hanno spinta ad iniziare. Avevo bisogno di sentirmi una persona che valesse qualcosa e che sapesse fare qualcosa, avevo bisogno di liberarmi dei pensieri del passato, di cose e persone che mi avevano fatto del male e uscire a correre era un po’ come urlare. Ho iniziato correndo su strada, uscendo solo quando avevo bisogno di sfogare qualche momento di rabbia nella vita privata o nel lavoro. Mi sono dovuta fermare dopo pochi mesi per una frattura da stress all’anca molto dolorosa e con un recupero durato molti mesi. Poi ho ricominciato e mi sono buttata sulle maratone. Dopo averne fatte 7/8 tra il 2018 ed il 2019 ho cominciato con il trail perché sentivo che l’asfalto non era il mio mondo. 

Anna sulla linea di arrivo
anna corre in salita

La mia prima ultra è stata l’AIM Energy Trail di 51km a Vicenza a febbraio 2019 e dopo questa bellissima esperienza è stato un susseguirsi di allenamenti e gare in montagna e per i sentieri collinari che avevo vicino a casa; a ogni uscita sentivo che stavo bene, che quello era il mio mondo. Il covid ha messo a dura prova noi amanti della corsa. Mi sono allenata tra i filari delle vigne vicino a casa in quel periodo e una volta sbloccata la situazione ho organizzato a fine maggio 2020 una 100 miglia attorno al Montello, raccogliendo i soldi per l’ospedale oncologico di Aviano in Friuli per aiutare la ricerca. 

Questa 100 miglia per beneficenza mi è balenata in mente perché Centurion 100 organizzava la gara virtuale, e mi ci sono iscritta. Ma il pensiero di correrla senza uno scopo, se non quello personale di completarla, non mi stimolava così ho pensato di collegarci una raccolta fondi e assieme a molta gente che è venuta a supportarmi e a correrla con me, ho concluso la mia prima 100 miglia (anche se purtroppo su asfalto. Non vi dico le mie caviglie come erano i due giorni seguenti. Mai più!)

Quale delle gare che hai fatto ti è rimasta nel cuore? Perché? 

La gara che mi è rimasta più nel cuore è recente ed è Abbots way 123km. E’ stata la mia rivincita dopo due anni passati a fare ultradistanze vomitando ad ogni competizione dopo 5 o 6 ore di gara. 2022 e 2023 sono stati anni difficili in cui il mio stato d’animo era sotto le scarpe per i DNF avuti nelle gare da 120km. Abbots way mi ha fatto ritrovare il sorriso, grazie anche agli amici del ciukrunningteam che sono stati al mio fianco dall’inizio alla fine della gara, nonché a tutti gli allenamenti lunghi dei mesi precedenti.

Se non fosse stato per il loro supporto, avrei fatto molta fatica a chiuderla, ma hanno tenuto alto il mio morale. L’impegno che ci ho messo nei mesi di allenamento con Francesco di DuCoaching sono stati fondamentali e la voglia di farcela questa volta era altissima

Qual è stata la sfida più grande che hai dovuto affrontare e superare in una gara?

La nausea, è una cosa terribile. Soprattutto cercare di calmarla e insegnare al cervello a non pensarci.

Quale gara hai nel cassetto?

Ovviamente Western states

Hai un obiettivo ultimo che vuoi raggiungere nella tua carriera di ultrarunner?

Non ho obiettivi ultimi, ho tanti obiettivi, i più svariati ma non mi sono mai data un tempo ultimo per concluderli. Vedremo cosa riserva il futuro.

Anna felicità all'arrivo
anna corre
Le donne che corrono, e le donne che corrono le ultra stanno aumentando di anno in anno, ma la percentuale rispetto agli uomini è ancora molto bassa. Secondo te perché? Quali sono gli ostacoli maggiori per le donne che vogliono intraprendere questo sport?

La paura ad iniziare forse. O forse perché una donna soprattutto quando ha figli, fa fatica a conciliare impegni di lavoro, famiglia e allenamenti. Comunque gli allenamenti per le ultra distanze non sono una passeggiata. Non puoi pensare di uscire 2 o 3 volte la settimana e se hai famiglia il weekend lo dedichi a loro. Quindi penso sia questo l’ostacolo maggiore e stimo chi riesce a mettere insieme tutti i pezzi e correre queste gare.

Che impatto ha il ciclo sui tuoi allenamenti e gare?

Onestamente a me nessuno, non ho mai subito l’influenza del ciclo forse perché per me non è mai stato un grosso problema in termini di dolori o altro.

Hai un’allenatrice/allenatore che ti segue?

Si, un allenatore d’oro che mi ha capita subito al primo istante, Francesco di Ducoaching.

Hai un team?

Sì, il Ciuk Running Team a cui sono molto legata. Anzi, ne approfitto per invitarvi a una gara che organizziamo il 7 settembre a Casale Litta (VA): si chiama All In trail e ci sono due distanze. È una gara senza punti itra o utmb, è una gara fatta di amici e legami con gente felice che non pensa solo al risultato ma a divertirsi e soprattutto ad andare a tutta. Quest’anno poi ci sarà anche la festa dei fichi organizzata dai Matt de Casaa che non si faceva dal tempo del covid: accoglie migliaia di persone ogni giorno e credetemi è una festa che merita di esser vissuta, fateci un salto.

Hai qualche talento nascosto, oltre la corsa?

Ho una grande capacità di ascolto, mi piace ascoltare ed aiutare il prossimo. Di solito gli amici si confidano con me perché sanno di poter contare sulla mia persona e sul mio rispetto nei loro confronti a mantenere i segreti. Molto spesso tendo anche a farmi carico dei problemi altrui e soffro per loro, sono molto empatica ma non so farne a meno.

Dove ti vedi tra dieci anni?

Spero ancora sui sentieri, magari avrò mollato un po la corsa e passerò il tempo a fare più trekking, magari con una famiglia mia chi lo sa.

Non è un’ultramaratoneta. Le sue gambe la portano al massimo a completare una maratona. Non crede di potersi spingere più in là di questa distanza eppure, o forse proprio per questo, è da sempre affascinata da chi riesce a spingersi oltre i propri limiti, fisici e mentali. E' appassionata di ultratrail americane.