Maria Luisa Meniconi quest’anno ha corso la 100km del Conero. Classe 1968, è arrivata al traguardo della sua prima 100km in 9h48’13” e quinta donna assoluta.

In questo suo racconto, molto personale, ci porta con sé ed esprime le emozioni di una 100km talmente bene che sembra quasi di averla corsa insieme a lei.

Gli inizi

Sai come funziona quando inizi a correre in un momento della tua vita in cui, ad un certo punto, ti ricordi che ci sei anche tu. Un giorno ti guardi intorno vedi il tanto che è stato, con i momenti belli e gli inciampi comuni a tutti noi poveri mortali. Pensi (aimé) al futuro, investendolo di illusorie aspettative, poi butti uno sguardo ad un presente pieno di tutto e tutti ma non di te. E così inizi.

Non so perché quel giorno di diversi anni fa sono uscita in una freddissima domenica di gennaio per corricchiare 6/7 minuti, ma so di certo che sono rientrata a casa con una strana sensazione di felicità.

Maria Luisa corre

Tutte le foto sono di Maria Luisa Meniconi

Cresciuta a pane e sport tanto da farne una scelta professionale e di vita, (insegno Scienze Motorie) un giorno penso, senza in realtà pensarci troppo, che sì, qualche corsetta in prossimità della campagna intorno a casa mia mi potrebbe aiutare a tornare un po’ in forma e farmi sentire così un po’ meglio. Chi di passioni un po’ ne sa, può facilmente comprendere cosa possa significare aprire le porte della propria vita a “qualcosa” che, ad un certo punto, ti cambia la prospettiva e diventa un pilastro del tuo mondo, una parte delle tue giornate e di te stessa. Ed è così che le uscite domenicali corricchiando, si sostituiscono poco alla volta con 3/4 allenamenti settimanali che, per gioco e per scommessa, mi portano a correre la mia prima mezza maratona.

I miei primi 50 anni

Da lì ad oggi è passato qualche lustro in cui ho avuto la fortuna di realizzare tanti sogni. Fortuna, sì, la chiamo fortuna, perché se è vero che i risultati ottenuti in questi anni sono stati il frutto di tanto lavoro e tanti chilometri spalmati sotto la suola delle scarpe, è altresì vero che ho avuto la fortuna di restare sempre fissa sugli obiettivi da raggiungere, determinata e concentrata. Grazie a passione, lavoro e dedizione, sono riuscita obiettivo dopo obiettivo, a realizzare ciò che mi ero ripromessa all’origine: festeggiare i 50 anni con 10 maratone all’attivo. Ringrazio la mia alleata e compagna di vita “Corsa” per avermi aiutata ad andare oltre, riuscendo a correrne 14 e 3 Ultra, con qualche titolo italiano di categoria all’attivo, ed oggi, mi ritrovo con 18 maratone e 5 ultra all’attivo.

Maria Luisa contenta
 
Cosa succede quando si vuole andare oltre?

E se l’uomo nasce per superare i propri limiti, figuriamoci se una donna può concepire che ad un certo punto sarebbe preferibile fermarsi, e se la donna è una runner che gira con gambe forgiate da migliaia di chilometri, figuriamoci cosa accade: accade una 100km!! Ma no, come si fa? Non sei più giovane per affrontare tanti chilometri, non provieni da un passato iridato da professionista o simili, rischi di infortunarti seriamente e non potrai recuperare più e bla bla bla…

Ma no, queste voci volevano riportarmi con i piedi per terra non le ho volute ascoltare, il mio sogno ai piedi aveva ali e “saltata” la prima edizione della 100 km del Conero perché troppo in ritardo con la preparazione, mi sono impegnata per l’edizione 2023. E’ stato un lavoro curato su più fronti, moltissime le componenti da tenere in considerazione, comprese le incognite da affrontare in tutto il periodo di preparazione.

Sapevo che passione, impegno e chilometri corsi potevano non essere sufficienti per realizzare il mio obiettivo, che era quello di portare a termine la gara stando bene (per quello che poteva essere possibile) e, magari, divertendomi pure: obiettivo super ambizioso, lo so! Ed è per questo che la programmazione ha necessariamente dovuto riguardare aspetti poco considerati (erroneamente, lo riconosco) in precedenza. Una moderata preparazione fisica in palestra, un buon piano alimentare studiato per me da un nutrizionista, il coaching mentale che ho provato su me stessa grazie alla mia formazione in questo settore: credo siano stati i fattori determinanti per quello che reputo oggi il mio più grande sogno sportivo realizzato.

Maria Luisa controlla il tempo

La mia 100km del Conero

Sicuramente anche in quel 25 febbraio la fortuna è stata dalla mia: le variabili in una gara di endurance sono tantissime, in una 100km si moltiplicano, ma quel giorno per me era speciale, avevo deciso che quel giorno sarebbe stato il mio giorno, volevo che quello fosse il giorno in cui il mio sogno si realizzava: quello che i surfisti chiamano la settima onda.

I giorni precedenti ero veramente emozionata e trepidante per quello che da lì a poco sarei andata a fare. Ho raggiunto la località, Porto Recanati nel primo pomeriggio del 24 ed ho ritirato il pettorale. La cosa straordinaria è stata che già poco dopo essere arrivata, l’agitazione, la tensione dei giorni precedenti erano improvvisamente sparite, la sicurezza in me stessa e la gioia di quei momenti avevano placato ogni tensione. La notte è passata tranquilla ed il mattino della gara lo ricordo veramente come un momento di emozioni indescrivibili.

Maria Luisa arrivo Conero


La mia gara, che da questo momento fino all’arrivo chiamerò il mio “viaggio”, è stato un continuo flusso di emozioni, un vortice di stati d’animo, un viaggio introspettivo durante il quale ho rivissuto i mesi di preparazione con gli allenamenti difficili nei giorni di pioggia e vento, ho pensato a chi mi ha sostenuta in questa avventura, a chi avrebbe voluto essere lì ma non lo ha potuto fare, a chi c’era e aspettava il mio passaggio giro dopo giro.

Ho sorriso, tanto. Ho conosciuto gente ed ho parlato con loro di me, ho pianto, sì, ho pianto. Ho pianto quando parlando con me di me, mi sono detta di quanto fossi privilegiata ad essere lì, mi sono raccontata e mi sono voluta bene dopo un po’ che non mi riusciva. La mia mente ha parlato alle mie gambe quando la stanchezza cominciava a farsi sentire e loro hanno risposto che sì, mi ci avrebbero portato lì, alla fine del viaggio.

Ho pensato frasi e parole che mi hanno accompagnato giro dopo giro, ho pregato, ho visualizzato i chilometri mancanti, ho pensato agli abbracci all’arrivo, ho sognato come e con chi avrei condiviso la mia gioia dopo, e tanto, tanto altro ancora! Oggi non so se mai riuscirò a provare nuovamente quello che ho provato nelle mie 9 ore e 48 minuti di viaggio, ma so per certo che sarò per sempre grata alla vita per avermi fatto questo dono!

Non è un’ultramaratoneta. Le sue gambe la portano al massimo a completare una maratona. Non crede di potersi spingere più in là di questa distanza eppure, o forse proprio per questo, è da sempre affascinata da chi riesce a spingersi oltre i propri limiti, fisici e mentali. E' appassionata di ultratrail americane.