Francesca Ferraro ha lo sguardo dolce e una gentilezza disarmante. L’ho incontrata per la prima volta di persona in occasione dei campionati europei di 24h a Verona (settembre 2022) e mi ha subito colpito per la sua umiltà e la consapevolezza di quanto ancora abbia da imparare. Poi, però, quando mette le scarpe e inizia a correre, ha la determinazione e concentrazione tipica di chi affronta distanze importanti.
Quella 24h non è poi andata bene e l’ha dovuta archiviare sotto la voce “problemi di stomaco”. Francesca è instancabile. Quest’anno ha partecipato a quattordici manifestazioni ultra vincendone ben otto. Così, due settimane dopo la delusione delle 24h, si è presentata sulla linea di partenza della Spartathlon, un viaggio lungo 246km da Atene a Sparta. Viaggio che per Francesca termina dopo 120km e che va archiviato sotto la stessa voce degli europei.
Francesca si è ripromessa di ritentare nel 2023 ma nel frattempo le si è presentata l’opportunità di ripercorrere la stessa strada della mitica gara greca, solo che questa volta la distanza va moltiplicata per due dato che, dopo essere arrivati alla statua di Leonida, si torna indietro: direzione Atene. Questa è la Authentic Phidippides Run Athens-Sparta-Athens, 490km da completare in 104 ore, cioè 4 giorni e 8 ore. Francesca ha tagliato il traguardo come prima donna in 88 ore e 7 minuti, cioè 3 giorni, 16h e 17′.
La gara è nata nel 2015 e non è molto conosciuta: in queste sette edizioni i finisher sono stati 94 – 86 uomini e 8 donne. Francesca adesso ha il secondo tempo italiano dietro a Marco Bonfiglio, che ha vinto la prima edizione. L’altra donna italiana ad aver completato l’evento è Angela Latorre (2015).
Per conoscere meglio Francesca leggete la nostra Scheda&Bio su di lei. Di seguito, invece, il suo racconto di questa sua esperienza.
La gara è organizzata bene. C’è un ristoro ogni 5km in cui puoi mangiare e rilassarti e poi ci sono quattro grosse case riscaldate dove si può dormire. In realtà si poteva dormire anche ai ristori volendo, nelle macchine della propria assistenza. I checkpoint sono a ogni 40km – 50km, ma i cancelli non sono così stretti come per la Spartathlon. Basti pensare che Atene-Sparta qui va fatta entro 43h mentre il limite della Spartathlon su quello stesso pezzo è di 36h. Questa volta stavo meglio, mi sentivo molto più rilassata e ai checkpoint ero sempre in anticipo di almeno 7 ore.
No, gli accompagnatori non potevano né correre con noi, né seguirci in macchina. Potevano presentarsi ai ristori, farci riposare e darci da mangiare quello che magari non si trovava lì, anche se c’era davvero di tutto. Francesco e Andrea sono stati fantastici, non so come avrei fatto da sola. Mi hanno dato una mano anche ad allontanare, prima che io arrivassi, i gruppi di cani randagi che si trovano lungo il percorso. A me l’organizzazione aveva dato uno strumento che trasmette ultrasuoni.
Hai terminato la gara in 3 giorni e 16 ore, quindi sei stata fuori per tre notti intere. Come hai gestito le notti? Hai dormito?
Ho dormito in totale un’ora e mezza. La seconda notte ho dormito mezz’ora e poi la terza notte ho avuto delle crisi di sonno e mi sono fermata due volte per mezz’ora l’una. Non ho dormito in maniera profonda, alla fine sei sempre in dormiveglia, ma sicuramente quelle pause mi hanno aiutato. Non è facile ripartire dopo essersi fermati, riparti con le gambe dure ma dopo cinque minuti ti scaldi. Purtroppo non ho ancora imparato a fare i microsonni e dormo solo quando sono davvero molto stanca. Vado avanti con tanti caffè e gel con la caffeina. Oltre al sonno c’è stato anche il freddo da gestire. Ad un certo punto ho cambiato i pantaloni e ho indossato un piumino che di solito metto per uscire, ma non sapevo più cosa altro aggiungere.
Non ho fatto allenamenti specifici ma il mio corpo ricordava ancora i lunghi e le notti della 24 ore e della Spartathlon. Di solito mi alleno nei pomeriggi perché spesso faccio turni di notte o di mattina presto.
Come nella Spartathlon, chiaramente. Ci sono paesaggi bellissimi e grande varietà tra asfalto e sterrato. Non ci sono molti punti in piano e alla fine copri circa 6000mt di dislivello positivo. Bisogna essere sempre vigili e attenti. Ci sono molti punti in cui si corre su strade trafficate e gli ultimi 20 km si corre nella corsia di emergenza di una specie di superstrada a tre corsie, ma bisogna davvero fare molta attenzione perché in tanti sorpassano proprio sulla corsia di emergenza.
Devo dire che gli ultimi 20km non sono stati semplici. Ma alla fine è andata bene. Non si può dire lo stesso per l’altra donna (Silvia Grisel Amodio Navas nda) che sul monte Artemisio ha avuto un colpo di sonno, è caduta e si è fatta molto male. Nonostante tutto ha continuato fino alla fine.
Il momento più bello, oltre all’arrivo?
Al ristoro del 300km c’era tanta musica e tutti ballavano. Volevano che ballassi anche io e mi sono unita, c’era proprio un’aria di festa e mi sono commossa.
Si, un consiglio che ho trovato poi utilissimo. Mi ha detto “quando arrivi a Sparta non ti fermare, fai altri 10km fino ad una delle case riscaldate. Li sei già sulla strada del ritorno”. E così ho fatto e psicologicamente questo mi ha aiutato. Devo dire che comunque di testa stavo bene. Non ho mai pensato di ritirarmi, ero contenta, volevo arrivare alla fine. Di sicuro ho affrontato la gara serenamente, non avevo niente da dimostrare a nessuno. La realtà è che non reggo bene la pressione, quando sento che devo portare a casa la prestazione.
Hai affermato che fai le ultramaratone per superare i tuoi limiti e avere più fiducia in te stessa. Pensi che 490km siano sufficienti, oppure hai in mente qualcosa di ancora più lungo?
Si possono sempre fare distanze più lunghe e chissà, magari riuscirò a farlo in una delle Backyard.
C’è una gara che ti piacerebbe fare (trail o strada)?
Si, mi piacerebbe fare la Ultrabalaton nel 2023 e poi un giorno, chissà, forse il Tor des Geants.
Ti fermerai fino al nuovo anno oppure hai ancora qualche gara da fare prima della fine del 2022?
No, basta. Per quest’anno credo vada bene così.