Silvia Barbieri, classe 1974, bolognese, si è avvicinata alle ultra nel 2017 come reazione ad un commento sulle sue capacità. D’altronde quando una ha la testa dura come lei, bisogna stare attenti a quello che si dice!

Abbiamo chiesto a Silvia di raccontarci la suo storia.

Buona lettura.

Gli inizi

Ciao sono Silvia ho quasi 48 anni, sono di Bologna e vivo a Castel San Pietro Terme un piccolo paese della stessa provincia.

Lavoro da anni come trainer in palestra e poi come personal trainer, ho 3 figli ormai grandi, di 25- 22 e 18 anni e solo l’ultimo vive in casa con me.

Un po’ per il mio lavoro, un po’ perché sono sempre stata una persona molto attiva lo sport fa da sempre parte della mia vita, una parte importantissima senza la quale non potrei proprio stare bene! Tuttavia la corsa ho iniziato ad amarla tardi, una decina di anni fa, un po’ per caso un po’ perché avevo bisogno di uno sport che mi portasse a contatto con la natura e nello stesso tempo mi permettesse di ritrovarmi e scaricare le tensioni di una quotidianità che non mi apparteneva più.

silvia in salita

Tutte le foto sono di Silvia Barbieri

Ho iniziato senza particolari obiettivi, solo per il benessere che mi regalava correre in solitudine, poi qualche tempo dopo, anche mia sorella si è appassionata e abbiamo iniziato a condividere quella che stava diventando una passione. Ci siamo iscritte alla nostra prima gara, la Ten Miles a Rimini! E da lì non mi sono più fermata; un po’ come Forrest Gump mi son detta: “Beh se sono arrivata fino a 16 posso correrne 21…” e dopo la prima mezza maratona i 42 km si sono fatti sempre più attraenti per la voglia e la necessità di mettermi alla prova e sfidare me stessa. Per la gioia di dirmi ancora una volta – Ce l’ ho fatta!

Le ultra

Ma per le ultra la molla è stata un’altra: mio padre. Lui ha partecipato 3 volte alla 100 km del Passatore senza mai arrivare e mi ha sempre detto che, secondo lui, non potevo farcela in queste gare “corte” ma che in una “cento” non sarei arrivata neppure a metà.

Così mi sono iscritta al Trittico di Romagna, che prevede la Maratona del Lamone, la 50 km di Romagna e la 100 del Passatore. Era il 2017. Avevo all’attivo solo tre mezze maratone, due Maratone e qualche gara di paese. Ma sono una testa dura e il mio trittico l’ho chiuso, tagliando tutti e 3 i traguardi.

E dopo la 100 nulla è stato più lo stesso. Io non sono stata più la stessa. Avevo ed ho una consapevolezza diversa. Come se potessi davvero fare ogni cosa che decido. Semplicemente perché la voglio davvero con tutte le mie forze.

silvia 50km di romagna

 

Da lì in poi i chilometri sono stati tanti, le gare pure, tutte con il sorriso anche nelle difficoltà. Anche questo inverno quando durante l’Ultra Trail Sila 3 Vette ho dovuto affrontare 80 km con la neve alta 1m e mezzo, senza sentieri segnati, con solo il gps a darmi la via e mi sono ritrovata improvvisamente fuori traccia, fuori sentiero. Con i rumori del bosco e della notte. Cercando di orientarmi quando intorno c’erano solo alberi ed il manto immacolato della neve.

Ma è proprio in quei momenti che mi sento più viva, che mi sento più tosta, invincibile quasi e mi guardo e penso che ce la farò e che dopo sarò ancora più orgogliosa di me stessa. Ed è così ogni volta. Ogni volta mi scopro più forte delle mie paure, più coraggiosa dei miei limiti. E sono felice.

Un nuovo obiettivo

Ora, dopo aver di nuovo corso il Passatore e aver tagliato il traguardo con il tempo che tanto desideravo, sto pensando ad un sogno che vorrei realizzare, una gara davvero tosta che so già essere una grande prova: la Milano–Sanremo.

Ancora è solo un’idea, un sogno appunto, ma presto sarà un obiettivo.

Le donne

Non è facile purtroppo per noi donne avvicinarci e continuare a vivere la corsa, le gare, gli allenamenti, troppo spesso perché impegnate nella conduzione e organizzazione della vita familiare. Spesso poco supportate ed aiutate dagli altri membri della famiglia. Anzi a volte boicottate con frasi del tipo – Una mamma deve stare coi suoi bambini e non in giro a correre.

A volte gli stessi mariti non appoggiano e non aiutano le donne a coltivare la loro passione, come se una donna/mamma/moglie che si alza alle 5 di mattina per correre fosse una madre degenere che pensa solo a se stessa, o una fissata che anziché essere in cucina a canticchiare preparando la colazione per tutti allaccia le scarpette ed esce nel buio lasciando la sua povera famiglia alla fame e all’incuria!

silvia a Firenze

 

Trovo tutto questo assurdo, ingiusto e di un’ arretratezza drammatica, ma purtroppo assai attuale. Così che noi donne spesso ci avviciniamo alla corsa, soprattutto competitiva, un po’ più tardi degli uomini. E questo da un lato può essere un peccato, ma se sei ultramaratoneta potrebbe quasi quasi esserti d’aiuto, perché nelle ultra serve una grande preparazione fisica, ma serve anche tanta testa, tanto carattere, tanta ostinazione e tanta propensione alla sofferenza sia fisica che mentale, che spesso in giovane età ancora non si possiede.

Essere donne ed essere runner insomma non è facile e presenta sicuramente qualche ostacolo in più rispetto a come non sia per i maschietti!

Adattarsi ai cicli della vita

Partendo dal ciclo. Il nostro appuntamento mensile che ci regala spesso indisposizione e malesseri. Personalmente ho sempre gestito molto bene questo momento fisiologico, senza particolari dolori e senza risentirne troppo né in allenamento né durante le gare. Anzi. Ho più difficoltà ora che attraverso il delicato momento della pre-menopausa in cui gli ormoni sembrano impazziti e ti regalano momenti di veri scossoni fisici degni delle montagne russe, in cui un giorno stai alla grande e il giorno dopo senza apparente motivo sei pimpante come lo zerbino davanti casa! Ecco, gestire questo momento davvero è impegnativo, ma la mia voglia di correre ed il mio amore per lo sport mi danno comunque la forza di adattarmi, adeguarmi e rispettare ciò che il fisico chiede cercando al contempo di raggiungere i miei obiettivi.

silvia 50km di romagna

 

Anche perché non mi immagino senza corsa nella mia vita! Nemmeno tra 10/15 anni! Anzi sono certa che continuerò ad allenarmi, a pormi nuovi obiettivi a vedere fino a che punto potrò arrivare!

Magari chissà, con un allenatore un giorno, perché ora non riesco proprio a farmi allenare da nessuno, non sono molto adatta a star dietro a tabelle ed orari .

Sono uno spirito libero, un’istintiva, mi faccio guidare dalle sensazioni, dai momenti, anche le gare le scelgo così, con il cuore. E meno male che per ora le gambe lo hanno sempre seguito!



Non è un’ultramaratoneta. Le sue gambe la portano al massimo a completare una maratona. Non crede di potersi spingere più in là di questa distanza eppure, o forse proprio per questo, è da sempre affascinata da chi riesce a spingersi oltre i propri limiti, fisici e mentali. E' appassionata di ultratrail americane.