FKT sta per Fastest Known Time (miglior tempo conosciuto). Ma cos’è esattamente? È una gara sui generis in cui una singola o un singolo atleta cercano di coprire un percorso specifico nel minor tempo possibile. Uno dei percorsi più noti è il Bob Graham Round, nel Lake District in UK. In questo caso, la sfida consiste nel percorrere 105km con 8.000m di dislivello positivo toccando 42 colline. Questo percorso, che si sappia, è stato completato per la prima volta da Bob Graham (da qui il nome) nel giugno del 1932. Il record femminile è stato stabilito nel 2020 da Beth Pascal (14h34’26’’) e quello maschile appartiene all’ormai famosissimo Kilian Jornet (12h52’).

Spesso le FKT si svolgono in maniera assistita, ossia l’atleta parte con un gruppo di persone che la segue e dà il supporto necessario. Questo garantisce tempi più veloci (perché non si deve correre con uno zaino pieno) e anche maggiore sicurezza in caso di emergenza. Ma ce ne sono tante che sono svolte in maniera del tutto autogestita. La gran parte delle FKT sono delle ultratrail e coprono varie distanze, a volte lunghissime.

Il nome di questi eventi fa riferimento al fatto che sul tempo impiegato per completare il percorso scelto non ci sono sicurezze assolute, non essendoci giudici che presenziano le gare e che ne certificano l’ufficialità. Esiste però un sito (fastestknowntime), aperto e gestito dall’ultramaratoneta Peter Bakwin, che monitora e registra i tempi. Fornisce anche informazioni sui percorsi già battuti in tutto il mondo e fornisce le linee guida da seguire per intraprendere una FKT e vedere riconosciuto il proprio sforzo, evitando appropriazioni di record fasulli. Ecco le linee guide più importanti (no, non è sufficiente mandare la traccia del proprio GPS):

  • Valgono solo i dati raccolti dal rilevamento satellitare, come per esempio con Garmin InReach o Spot, perché funzionano ovunque e forniscono anche la posizione in tempo reale.

  • Bisogna presentare delle foto scattate lungo il percorso e che devono riportare date e orario

  • Bisogna presentare un documento scritto che “racconti” il percorso fatto e registri i chilometri corsi ogni giorno. Il tutto arricchito da osservazioni sull’esperienza, per dare più affidabilità alla documentazione.

Quindi, se io decidessi di tentare di stabilire un nuovo record nel Bob Graham Round, posso farlo e mi verrà riconosciuto solo se tutte le carte sono in ordine. Chiaro che lo spazio per barare c’è sempre, ma quello c’è anche – come ben sappiamo – nelle gare super controllate.

Perché i runner decidono di provare una FKT?

  • Perché regala quella libertà di decidere dove e quando gareggiare. Non è sorprendente, quindi, che i tentativi di FKT siano aumentati durante la pandemia. In Italia ci sono 67 percorsi registrati sul sito FKT (contro i 349 in UK) e la maggior parte sono stati inseriti nel 2020

  • Perché non è limitata da tutte le costrizioni che caratterizzano le gare. Questo, certo, potrebbe essere anche un elemento a sfavore, perché la sicurezza lungo il percorso non è garantita.

Sono molte le ultrarunner che hanno tentato con ottimi risultatati una FKT: Nicky Spinks, Beth Pascal, Jasmin Paris, Carla Molinaro, Maggie Guterl, Amanda Basham.

Sul sito delle FKT risultano solo due italiane ad aver completato FKT in Italia: Claudia Moscardini che ha corso il percorso Rovereto-Trento, lungo 55.81km con un dislivello di 4000m a luglio 2020 (insieme a Michele Lorenzini e autogestita) e Laura Ravani che ad agosto 2020 ha stabilito il record, senza supporto, lungo le Cinque Terre Traverse, 56km con 3300m di dislivello.

Photo by Meg Lowery
Non è un’ultramaratoneta. Le sue gambe la portano al massimo a completare una maratona. Non crede di potersi spingere più in là di questa distanza eppure, o forse proprio per questo, è da sempre affascinata da chi riesce a spingersi oltre i propri limiti, fisici e mentali. E' appassionata di ultratrail americane.